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Nulla sarà come prima…

 

Si dice che dopo la pandemia da COVID-19 nulla sarà come prima. Queste parole le abbiamo già sentite ma poi si è tornati alle vecchie abitudini. Questa pandemia fa riflettere sui limiti e sui difetti di politiche di crescita illimitata e di utilizzo incontrollato delle risorse ambientali, sulla fragilità del sistema economico, sull’impreparazione di istituzioni e dei singoli davanti agli imprevisti di qualsiasi natura, e sull’impoverimento del nostro Sistema Sanitario. Perché tutto non torni come prima credo che come operatori sanitari dovremmo guardare al futuro e rivedere il modello di assistenza delle malattie croniche.

Il paziente dovrà essere posto al centro di processi utili al mantenimento della salute e alla prevenzione e cura delle malattie, nel rispetto dei criteri di equità e di universalità che caratterizzano il nostro SSN, e non al centro di un sistema che ha indotto consumismo sanitario, autoprescrizione e pressioni sul Sistema con ridondanza di prestazioni, specie diagnostiche.

Inoltre, si dovrà superare il concetto che la prestazione sanitaria sia solo quella che avviene fisicamente in presenza di operatore e paziente. Questi mesi di distanziamento fisico ci hanno insegnato che modelli di tele-assistenza sono praticabili ed efficaci e questo potrebbe essere il momento più opportuno per l’introduzione della telemedicina. 

La telemedicina è in grande sviluppo: lo dimostrano sia la sempre maggiore offerta di opportunità tecnologiche, sia la produzione scientifica. Per contro la sua diffusione su larga scala nel SSN continua ad essere limitata. Il motivo principale è l’inerzia del SSN a implementare queste pratiche per l’inadeguatezza tecnologica e per le carenze normative relativamente agli aspetti etici, alla privacy, alla mancata introduzione nei LEA delle prestazioni a distanza con relativa codifica e valorizzazione. Quest’ultimo aspetto è tutt’altro che trascurabile, in quanto il riconoscimento della prestazione di tele-assistenza ne comporterebbe finalmente la dignità, la possibilità di produrre documentazione validata e tracciabile, in un quadro normativo chiaro.

Inoltre, il sommarsi disordinato di norme ha abnormemente dilatato una domanda finalizzata a soddisfare bisogni in realtà indotti da aspetti regolatori (limitazioni di prescrizioni di farmaci e presidi per malati cronici, limitazioni di rinnovo di piani terapeutici per farmaci specialistici, limitazioni a prescrizioni di  prestazioni esclusivamente in ambito specialistico, ecc) nel tentativo di controllare la spesa più che governare l’appropriatezza. 

L’emergenza COVID sta superando molte barriere che l’inerzia del sistema non aveva risolto. In questo periodo si è allargata la base di popolazione che si può avvantaggiare dell’assistenza a distanza, finora rivolta a popolazioni svantaggiate dal punto di vista logistico o a circoscritti ambiti specialistici.

E’ pertanto necessario che il SSN colga l’occasione per modernizzarsi dando risposte immediate a nuovi bisogni di salute: Non tutto si potrà affrontare con la telemedicina ma è il momento di renderla un’attività istituzionale a tutti gli effetti, cogliendo anche l’occasione per semplificare e unificare le procedure regolatorie.

Se crediamo alla vera centralità del paziente, si deve rafforzare il rapporto tra medici di medicina generale e specialisti, in cui lo specialista risponda al quesito direttamente al collega, così come entrambi collaborino ad un modello di gestione integrata delle malattie croniche, sia attraverso contatti diretti sia attraverso strumenti telematici.

Così la cura delle malattie croniche non sarà più come prima…

 

Enrico FUSARO