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Accolgo volentieri l’invito del Presidente dell’Accademia di Medicina ad esternare liberamente le ‘proprie opinioni’ sull’attuale situazione generata dal Coronavirus. La storia ci insegna che ogni tanto un nuovo virus si affaccia nella nostra società con un severo grado di contagiosità e con una sua rapida espansione dagli effetti devastanti. Il miglior aiuto ci potrebbe venire da un vaccino specifico. Questo progetto è in corso in diversi laboratori del mondo ed ha questo progetto stanno investendo cifre enormi persone come Bill Gates, uno dei magnati del globo terrestre. Tutti asseriscono che i tempi saranno ancora lunghi. Pertanto ci dobbiamo accontentare di escogitare atti più realistici che nello stesso tempo abbiano una qualche buona efficacia. Tralascio di parlare dell’enorme carico di quanto con molta efficienza è stato fatto dalle organizzazioni pubbliche nel fornire i mezzi e gli strumenti per ricoveri e cure pur nella difficoltà di avere a disposizione adeguati strumenti in tempi brevi. Desidero invece parlare di che cosa ciascuno di noi singoli cittadini, e tutti, possiamo fare per ridurre i danni e ridurre se pur lentamente i contagi.

La prima cosa che mi è venuta in mente è stata quella di pensare chi potrebbe essere un superesperto dell’argomento. Per ragioni personali ho una grande stima degli Stati Uniti dove ho svolto ricerche da giovanissimo. Su internet ho trovato riferimenti alle autorità governative americane e tra questi molto utile e stata la lettura di un documento elaborato da tre Accademie scientifiche americane (di Scienze, Ingegneria e Medicina) in risposta alla richiesta di fornire elementi sull’incidenza della trasmissione (a) tra persone, (b) per lo starnuto e (c) per la tosse.

Riporto qui la lettera personale inviata pochi giorni fa dal capo dell’NAS USA, Dr Fineberg al responsabile Sanità dell’Amministrazione Trump in cui si descrive la possibile trasmissione del Covid attraverso le microdroplets infette dell’aria espirata dal soggetto positivo che inspirata dal soggetto sano veicola direttamente il virus nel polmone (giustificando l’alta contagiosità del virus e la “rigida” conseguenza clinica indotta: praticamente solo polmonite). Questa modalità di contagio è estremamente efficace perché “bypassa” i meccanismi di difesa periferici (cute e mucose) che sappiamo essere formidabili strumenti di lotta contro ogni agente patogeno, affinati da milioni di anni di selezione naturale e sempre attivi. Questa segnalazione è stata anche riportata dai media, parlando peraltro di “diffusione attraverso l’aria”. Il che può ingenerare l’equivoco che il virus sia una specie di moscerino che si libra nell’aria trasportato dal vento. Tale lettera sottolinea l’estrema importanza delle mascherine anche quelle più semplici chirurgiche, alle quali non si chiede di “filtrare il virus” bensì l’aerosol che lo trasporta. Funzione che mi sembra svolgano in modo più che dignitoso come dimostrabile anche banalmente considerando quanto sia difficile appannare le lenti degli occhiali alitandoci su con la mascherina chirurgica. E tale funzione filtrante si esercita, con finalità opposte, sia sull’untore che sulla sua vittima. Tutt’altro problema è ovviamente la strategia protettiva in ambito ospedaliero. Le mascherine rappresentano quindi l’integrazione necessaria (e non accessoria) del distanziamento sociale ed è utile a tutti (non solo al contagiato per non contagiare). Conclusione finale: mascherine a tutti e sempre.

 

Piergiorgio STRATA