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Leggo sul documento intitolato: "GESTIONE TERAPEUTICA DOMICILIARE DEI PAZIENTI CON COVID", indirizzato ai Medici di Medicina Generale della Regione Piemonte  e redatto dal Gruppo di lavoro "Terapia domiciliare e nelle RSA- Regione Piemonte"  composto dagli esperti Colleghi Di Perri, Bonora, Venesia e Ghisetti, come tra le altre terapie farmacologiche con cui trattare pazienti affetti da Covid 19, con sintomi lievi ma in presenza di fattori di rischio ( età > 50 aa e/o con comorbidità quali ipertensione, patologia cardiovascolare, diabete, obesità, insufficienza renale cronica, immunodepressione), sia consigliabile l'uso di enoxaparina 4.000 U.I./die in profilassi per eventi tromboembolici nei pazienti con ridotta motilità. Ritengo che un tale dosaggio sia eccessivamente ridotto, trattandosi di pazienti spesso di peso ben superiore ai 60 Kg e che quindi necessiterebbero di dosaggi profilattici ben superiori, anche in assenza di turbe della motilità. Per di più sembra ormai universalmente accettato che una sindrome trombofilica con fenomeni tromboembolici disseminati (a polmone, cervello, reni, fegato, cuore, intestino e in periferia), sia molto frequente  in questi pazienti, sì da essere causa nelle fasi più avanzate della malattia di una situazione di MOF (Multi Organ Failure). Si tratta in sostanza di una forma di CID (Coagulazione Intravascolare Disseminata), per la quale l'uso di eparina a dosaggio terapeutico, e non profilattico, è indicato. È ben noto peraltro agli Specialisti di Malattie della Coagulazione così come agli Anestesisti che, per essere l'eparinizzazione efficace, è necessaria la presenza nel sangue  di un tasso di antitrombina III non inferiore al 70% dei valori normali, altrimenti la quantità di antitrombina III presente non sarà sufficiente a bloccare la produzione epatica ( e non solo, vedi polmone) di trombina, con conseguente  innesco della cascata coagulativa. Mi domando pertanto se la pratica quotidiana della determinazione del tasso di antitrombina III venga routinariamente eseguita in ambiente ospedaliero per i pazienti (ormai sostanzialmente tutti) iospedalizzati per  Covid-19 sottoposti a terapia eparinica, in modo tale da intervenire, in presenza di valori inferiori al 70%, con opportuna somministrazione endovenosa di preparati di antitrombina III (vedi Baxalta, Kybernin).

 

Giovanni BADUINI