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Il nuovo coronavirus SARS-CoV-2, comparso ufficialmente a Wuhan (Cina) a fine 2019, ha causato una pandemia con un elevato numero di eventi morbosi e decessi. L’analisi genomica del virus suggerisce due possibili scenari di origine: evoluzione all’attuale stato patogenetico mediante selezione naturale in un ospite non umano (probabilmente pipistrello) e successivo passaggio all’uomo oppure evoluzione in senso patogeno nell’uomo in seguito al passaggio di un ceppo non patogeno dall’ospite animale. La gestione clinico-terapeutica e il controllo dell’epidemia sono prioritari e non possono prescindere dal know-how di un Laboratorio specialistico di Microbiologia e Virologia.    

La diagnosi si basa su saggi molecolari per il genoma virale a RNA, utilizzati di routine per la valutazione dei pazienti che rispondono alla definizione di caso sospetto, ottenendo un dato di prevalenza sulla situazione istantanea, da rivalutare nel tempo. Per la diagnostica iniziale, il CDC raccomanda la raccolta di campioni delle vie aeree superiori e, se disponibili, anche inferiori. Tuttavia, le linee guida sono in continua evoluzione con l’incremento delle conoscenze su COVID-19 e della disponibilità diagnostica. 

Nella fase iniziale della pandemia in Piemonte (metà febbraio 2020), la SC Microbiologia e Virologia U della Città della Salute e della Scienza di Torino era uno dei soli due laboratori in grado di effettuare il saggio molecolare. In questo periodo i saggi commerciali non erano ancora disponibili, pertanto il Laboratorio ha sviluppato un test home-made in base ai dati tecnici istituzionali pubblicati a metà gennaio (Corman et al. Euro Surveill 2020). Successivamente, con la progressiva disponibilità di saggi rapidi e piattaforme automatizzate, si è implementata l’organizzazione delle attività con l’aggiunta di altri laboratori sul territorio regionale consentendo una redistribuzione dei carichi di lavoro, in un primo tempo estremamente onerosi. In questa fase, il Laboratorio ha provveduto al supporto conoscitivo e all’accreditamento dei nuovi laboratori. Da notare che il volume di attività su base regionale è stato a tratti sfavorevolmente impattato dalla disponibilità di reagenti da parte delle ditte fornitrici per il massiccio contingentamento delle scorte verificatosi su base nazionale e internazionale. 

Attualmente, dopo tre mesi di circolazione del virus, nella fase 2 giocano un ruolo fondamentale i test sierologici al fine di acquisire informazioni epidemiologiche di prevalenza e seriati nel tempo per valutare la cinetica della risposta anticorpale. L’approccio sierologico non ha quindi finalità diagnostiche, ma svolge un importante ruolo complementare per determinare il tipo e la quantità di anticorpi prodotti nelle fasi successive all’infezione e il loro eventuale ruolo neutralizzante e protettivo. In questo contesto, il Laboratorio ha posto particolare attenzione alla scelta del test sierologico, optando per saggi automatizzati tecnologicamente affidabili, con elevate caratteristiche operative di sensibilità e specificità, piuttosto che test rapidi ma con performance minori. Il Laboratorio è attualmente impegnato nello studio epidemiologico su tutti gli operatori dell’azienda che consentirà di ottenere dati estremamente utili.

Superata la fase critica, adesso è il momento di capitalizzare in termini scientifici l’enorme mole di dati a disposizione per ottimizzare le conoscenze e implementare linee guida gestionali cliniche.

 

Rossana CAVALLO

Cristina COSTA