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Scrivo a nome di alcuni ex insegnanti liceali di differenti discipline; facciamo parte per età di una delle fasce di soggetti a rischio, ma è come cittadini che ci siamo sentiti più a rischio, perché interpellati da una situazione particolarmente problematica nella nostra regione.

Comprendiamo le difficoltà di informazione e talvolta ci siamo rammaricati di vedere le competenze degli esperti appiattite dal modello comunicativo dei talk show; comprendiamo tutte le difficoltà operative, di cui siamo consapevoli anche perché alcuni nostri congiunti  sono “in prima linea”.

Tuttavia, come cittadini attenti alla cura della democrazia, ci sentiamo costernati per la mancanza di completezza e trasparenza dell’informazione, innanzitutto sulle strategie messe in atto, se non durante la fase più critica che ha travolto tutti (una tragedia tuttavia annunciata, affrontabile forse con strumenti più adeguati), ma soprattutto ora, quando sarebbe indispensabile capire come indirizzare le nostre vite.

Per esempio, riterremmo indispensabile che per le diagnosi con i tamponi si chiarisse e si comunicasse la strategia sottesa alla  rilevazione, per ora apparentemente oscillante tra accertamento dei contagi e rassicurazione della popolazione mediante focalizzazioni sui guariti, senza nessuna prospettiva  per gli obiettivi di rilevazioni future.

Riterremmo fondamentale avere da parte delle istituzioni informazioni attendibili: a volte i dati sono pochi, altre volte contraddittori, altre scoordinati,  rendendo impossibile interpretazioni  corrette. Non ci interessano le letture complottiste o le manipolazioni delle fake news, ma riteniamo che per evitare ai cittadini queste trappole sia necessaria un’informazione completa, con garanzia delle fonti e  della pubblicità di accesso.

È vero, non siamo tutti specificamente competenti, ma riteniamo che la trasparenza degli obiettivi possa  consentire a cittadini responsabili di condividere o dissentire consapevolmente, senza  affidarsi a suggerimenti improvvisati.  Così come per quanto concerne l’informazione sui progressi delle ricerche sulle terapie o sui vaccini: le notizie arrivano ora per lo più da fonti non scientificamente accreditate e spesso alimentano false e pericolose illusioni.

Siamo poi al corrente delle molteplici task force di esperti, istituite a tutti i livelli istituzionali per occuparsi di strategie operative per la normalizzazione, ma questo è un altro motivo di inquietudine, perché non si conosce né il criterio della scelta, né il peso decisionale, né la garanzia di assenza di conflitti di interesse.

In un momento in cui il Parlamento emerge alla cronaca quasi solo per mostrarne i conflitti in aula, ci  sembrerebbe giusto conoscere le garanzie di rappresentanza dei numerosi esperti, nonché i rapporti precedenti e gli attuali ruoli di coordinamento con i  vari decisori politici.

Ci preoccupa molto l’eventuale recrudescenza dell’epidemia in seguito alle riaperture, ma temiamo anche una possibile curva calante nel grafico della democrazia per gli strumenti di controllo da parte dei cittadini.

Siamo grati per la disponibilità di questa Accademia all’ascolto dei non esperti; desidereremmo un analogo coinvolgimento da parte di tutti gli Enti di Cultura accademica, per rappresentare autorevolmente alle autorità politiche il desiderio di molti cittadini di attuare con  maggior convinzione quanto viene chiesto con i numerosi decreti.

 

Rosamaria NEBIOLO, Giovanna FERRARINO, Simona MARTINOTTI, più altri docenti