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COMUNICATO STAMPA

 

 

 

L’Accademia di Medicina di Torino ha diffuso e discusso il documento dal titolo  “Industria del farmaco e linee guida terapeutiche” (allegato), poi sottoscritto e condiviso da numerosi Soci, che è stato messo a punto dal  gruppo di ricercatori coordinati dal Socio Dario Roccatello e composto da Simone Baldovino, Roberta Fenoglio, Daniela Rossi  e Savino Sciascia, del Centro di Eccellenza Universitario per le malattie Nefrologiche, Reumatologiche e Rare dell’Ospedale San Giovanni Bosco di Torino.

Considerando che l’industria farmaceutica rappresenta uno straordinario promotore dell’ innovazione scientifica e tecnologica  in campo medico e che persegue il legittimo interesse di promuovere la vendita dei propri prodotti al costo ritenuto più remunerativo, un problema che spesso viene sollevato è relativo alle modalità di comunicazione alla classe medica, con possibilità di integrazioni non sempre ortodosse delle informazioni prodotte da Università, Società scientifiche, Ordini professionali e Istituzioni Sanitarie.

Le industrie farmaceutiche, al fine di promuovere un’informazione volta soprattutto ad enfatizzare gli effetti positivi dei loro prodotti, talora, in maniera indiretta, condizionano linee guida e raccomandazioni terapeutiche, in qualche caso oscurando un equilibrato rapporto costo-efficacia, talvolta  con qualche inconsapevole supporto delle Società scientifiche. 

Considerando i limiti di interazione fra i tre principali attori (Industria, Medici e Associazioni dei Pazienti), il documento propone che la stesura delle linee guida potrebbe istituzionalmente coinvolgere anche agenzie regolatorie e istituti di ricerca nazionali (in Italia l’Istituto Superiore di Sanità) e anche altre figure non sanitarie come gli economisti,  in grado di valutare correttamente l’impatto costo-efficacia dei nuovi presidi terapeutici

Il Presidente dell’Accademia di Medicina di Torino, Prof. Giancarlo Isaia, esprime il suo compiacimento per l’iniziativa assunta dal Prof. Roccatello e dai suoi collaboratori in quanto “affronta con competenza ed equilibrio un problema di estrema importanza clinica, economica ed etica, avanzando l’impellente necessità di ricorrere alle competenze necessarie, dotate di indiscussa indipendenza, quando si adottino  nuovi presidi, al fine di dimostrare che complessivamente i benefici superano i danni e di valutare le ricadute personali, sociali ed economiche che deriveranno dalle decisioni assunte”.